Lo scorso 7 settembre il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha adottato con proprio decreto delle nuove Linee guida per l’insegnamento dell’Educazione civica nelle scuole del primo e del secondo ciclo di istruzione, ossia per tutti gli alunni dalla scuola Primaria alla scuola Secondaria di secondo grado.
Per comprendere le ragioni di tale provvedimento, facciamo anzitutto un po’ di storia: l’insegnamento dell’Educazione civica fu introdotto a partire dall’anno scolastico 2020/2021 (Legge 92/2019) dall’allora governo Conte allo scopo di assegnare a tale insegnamento lo statuto di una vera e propria disciplina e così renderla oggetto di una esplicita programmazione didattica con obiettivi definiti e risultati attesi e verificabili, inserendola a pieno titolo nel curricolo obbligatorio.
La scelta iniziale del legislatore fu di non definire in modo prescrittivo un “programma” disciplinare e di lasciare che fossero le singole istituzioni scolastiche (e al loro interno i singoli Consigli di classe) a delineare i contenuti che sarebbero stati proposti agli studenti, purché ci si mantenesse nell’alveo di un monte ore annuale minimo (33 ore) e che le tematiche trattate fossero inerenti i seguenti tre ambiti: la Costituzione italiana; lo Sviluppo sostenibile; la Cittadinanza digitale. Si dava così ufficialmente avvio ad una sperimentazione che sarebbe dovuta durare solo 3 anni (è durata invece 4) che avrebbe dovuto fornire l’occasione anche per raccogliere le migliori pratiche messe in atto autonomamente dalle scuole allo scopo di definire le Linee guida definitive, ossia quelle approvate pochi giorni fa.
Il giudizio degli addetti ai lavori in merito a questo provvedimento non sembra del tutto convinto. Il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, che è organo consultivo del Ministero, lo scorso 28 agosto si era infatti espresso con parere negativo, evidenziando alcune criticità, come ad esempio la mancata pubblicazione degli esiti del monitoraggio che un apposito Gruppo di esperti avrebbe dovuto adottare per raccogliere i risultati della sperimentazione e calibrare quindi su di esso il testo delle nuove Linee guida; oppure la scelta di sottoporre ad una profonda revisione terminologica il testo delle precedenti, mettendo in rilievo il concetto di “persona” a discapito di quello di “cittadino” (ossia di soggetto legato a vincoli sociali) o fornendo indicazioni poco chiare sui traguardi di apprendimento specifici della disciplina, così che diventerebbe meno agevole distinguerli da quelli legati al Comportamento. Il Ministero ha replicato a tali rilievi respingendoli in gran parte.
La criticità più rilevante che sembra presentare ad oggi l’insegnamento dell’Educazione civica è indubbiamente legata anche alla sua natura “transdisciplinare”: nell’alveo infatti delle Linee guida ministeriali (che sono di carattere molto generale), ogni istituzione scolastica è tenuta ad adottare un proprio “curricolo” ad esse ispirato, ma articolato secondo tempistiche e modalità di attuazione che sono decise dal singolo Collegio docenti e che coinvolge necessariamente più ambiti disciplinari. Proprio in quest’ultimo aspetto si inserisce l’anello debole della catena, dal momento che tale insegnamento, non essendo affidato ad un unico docente, necessita di un coordinamento di più docenti della stessa classe, che però nella maggior parte dei casi sono poco motivati (anche perché trattasi di un’attività aggiuntiva priva di retribuzione) o non adeguatamente formati nel compito peculiare di creare un percorso organico che non risulti una semplice “accozzaglia” di interventi didattici tra loro spesso slegati. Il risultato, nella maggior parte dei casi, è che l’Educazione civica è percepita dagli studenti come una disciplina di minimo valore, proprio per lo scarso rilievo ad essa riservato nella programmazione e nella realizzazione da parte del Consiglio di classe e nell’approccio valutativo, privo di rigorosi indicatori di competenza.
L’auspicio è che, superata la fase critica dell’urgenza di pubblicare le Linee guida (dopo un anno di ritardo) il Ministero torni a prendere in considerazione degli interventi migliorativi, tenendo conto anche dei rilievi e delle proposte degli esperti del CSPI e delle associazioni professionali della scuola, nonché delle buone pratiche documentate dalle scuole in questi anni, inaugurando una fase di ascolto che sarebbe più che coerente con lo statuto stesso di una “educazione civica” per i cittadini del domani.