Un uomo è un uomo, e un uomo è fatto di generosità e di egoismi, di coraggio e di debolezze, di coerenze e di incoerenze: se una metà di te sperava che non accadesse, l’altra metà lo desiderava fino allo spasimo. Eri giovane, perdio eri vivo, non ce la facevi più a stare in quella tomba! Non vedere mai il sole, non vedere mai il cielo, non toccare mai una donna, non poterla accarezzare, non poterle dire ti amo, stare sempre solo, solo, solo, muoversi in un budello di un metro e ottanta per novanta; esser sepolto senza essere morto!
E fuori la vita. Lo spazio, la vita. La luce, la vita. La gente, la vita. L’amore, la vita. Il domani, la vita. Quant’è difficile essere un eroe. Quant’è crudele e disumano e in fondo stupido, inutile. Qualcuno ti avrebbe ringraziato forse per esserti dimostrato un eroe? Ti avrebbe innalzato monumenti, dedicato le strade e le piazze? E anche in tal caso, cosa te ne importava? Forse che un monumento, una strada, una piazza restituiscono la giovinezza perduta, la vita non vissuta? Basta, stavi bestemmiando. Non si fa il proprio dovere perché qualcuno ci dica grazie, lo si fa per principio, per sé stessi, per la propria dignità. Sai quante creature in quel momento, a destra e a sinistra, a Oriente e a Occidente, stavano in un carcere, in una cella di isolamento, sepolte vive per la propria dignità e senza aspettarsi un grazie? Creature di cui non si sapeva neanche il nome, né si sarebbe saputo mai.
Eroi anonimi, ignoti, anch’essi assetati di sole e di cielo e di amore, di compagnia, anch’essi oppressi dalla mancanza di spazio e di luce.
I migliori, i pazzi, finiscono quasi sempre in prigione. Sono quelli che si adeguano, che scendono a compromessi, che tacciono, che ubbidiscono, subiscono, tradiscono, accettano d’essere schiavi, che in prigione non ci finiscono mai.
Nota Editoriale:
Con il brano di Oriana Fallaci, introduciamo un argomento che ci sta a cuore e si è deciso, a unanimità, di sviluppare in questa settimana: il senso dell'umanità. Per quanto sembri vago, la decisione, spontanea e senza un accordo previo, è emersa in noi dal desiderio e dal bisogno di parlare della e alla nostra umanità, dinanzi alla situazione globale in cui versiamo, quella che il papa ha definito "terza guerra mondiale a pezzi", nella speranza di fornire risposte - senza pretese risolutive e di completezza - innanzitutto a noi stessi, redattrici e redattori de La Bottega delle Filosofie, e che l3 nostr3 lettric3 ci accompagnino e sostengano in questo difficile percorso.
La Redazione