Mi piace la linguistica perché spiega tutto. Spiega i suoni, come sono combinati tra loro a formare le parole. Entrandoci dentro alle parole, e guardandole con attenzione, si riesce a spiegare il mondo e la società intorno a noi. Un esempio? Il massiccio uso della crasi nella formazione dei neologismi.
La crasi è quella figura retorica che si verifica quando la vocale (o sillaba) finale di una parola si fonde con la vocale (o sillaba) iniziale della parola che la segue.
Ad oggi tutto è crasi, perché la nostra inconsapevole conoscenza metalinguistica ci porta a produrre giochini di parole sottili e intelligenti, con il malvagio scopo di crearne un hashtag figo, virale e così potente che, nel momento in cui prende piede, dà legittimazione alla nuova unità creata.
Un esempio su tutti, i cognomi delle ship tra personaggi famosi: Brangelina, Bennifer, e i nostri Ferragnez, ora più in crisi che in crasi…
Comunque, oltre al simpatico impatto visivo che genera, la crasi risponde anche a un altro principio linguistico che è quello dell’economia, e cioè: massima resa col minimo sforzo. E infatti, basta saper esplodere bene la crasi per capire subito a cosa ci si riferisce. Ed è così che il giochino di parole di Emily Blunt agli Oscar -il “Kensplaining”- viene subito capito, generando l’ilarità collettiva.
Ma cos’è il Kensplaining?
La parola gioca semplicemente sulla somiglianza di suono tra Ken (marito/fidanzato/compagno di fatto di Barbie) e man (uomo, in inglese) che fa explaining di cose a una donna, nel pieno rispetto della diffusa pratica del mansplaining.
Ed eccoci arrivati al punto (che intro faticosa oggi eh?!)
Mansplaining: man+explaining
L’uomo che spiega. Il nostro tour nelle parole composte degli uomini-che-fanno-cose inizia da qui. Tutti conoscono il mansplaining: le donne lo soffrono, gli uomini dicono non esista. Ovviamente.
Il mansplaining è un grande ombrello che sotto di sé raccoglie tante piccole sfumature che vedremo nel dettaglio tra poco. Generalmente questo termine si riferisce all’uomo che spiega qualcosa alla donna senza tener conto che magari l’interlocutrice possa essere più informata di lui sull’argomento in questione. Sicuramente non lo è: è donna. Un po’ come quando in BoJack Horseman -serie animata più geniale di sempre, a parer mio che però sono donna quindi fate voi- per rispondere alla questione sui diritti delle donne viene invitato in tv “a diverse panel of white men in bow ties to talk about abortion” (un panel etorogeneo di uomini bianchi in papillon a parlare di aborto).
Manspreading: man+spreading
Guardando sotto l’ombrello troviamo loro, gli uomini che si espandono. Avete presente quei maschi seduti a cosce larghe in metro? Probabilmente affetti da orchite, hanno i testicoli così ingrossati e rammollati che non riescono a trattenerli nell’angusto spazio dei loro calzoni e devono allargare le gambe per fargli prendere aria. Casualmente, ciò avviene sempre quando sono a ridosso di una donna, tenendola così relegata e composta in un minuscolo spazietto a gambe incrociate.
Manterrupting: man+interrupting
E cioè gli uomini che interrompono. Qui vi cito velocemente una ricerca. Dei ricercatori della Stanford University hanno misurato il tempo che intercorre tra l’inizio di un intervento in un seminario tenuto da diversi relatori, uomini e donne, e la prima interruzione. I risultati? Le relatrici sono interrotte quasi 7 minuti prima della loro controparte maschile, subendo commenti più ostili e rispondendo a circa il 12% in più di domande. Perché? Perché, come al solito, non sappiamo quello che diciamo e sono gli ormoni che parlano al posto nostro anche se stiamo parlando di fisica subnucleare.
Bropropriating: bro+propriating
Cioè quando un uomo (un brother) si appropria dell’idea di una donna e la spaccia come propria. Di esempi in questo caso ce ne sono molti e, per la maggior parte, risalgono ai tempi in cui le donne non avevano credibilità nelle materie scientifiche -aeeee invece oggi credibilità a pacchi proprio- e quindi le loro scoperte venivano “rubate” dai loro colleghi uomini che zitti zitti si portavano a casa qualche Nobel.
Morale
Concludo con una citazione di Bidussa:
Le cose esistono, ma non basta indicarle. Per comprenderle, perché acquistino per noi un significato, siano discutibili, entrino a pieno titolo nella riflessione pubblica e dunque siano oggetto di confronto, e di crescita, occorre che abbiano un nome.
Oggi i nomi ce li abbiamo. E ora, visto che siete così intelligenti, la conclusione traetela da soli.
Allora, in realtà la citazione l’ho presa da qui. Ma fa riferimento a un altro articolo che però non c’è più quindi boh.
credits di immagini, gif e video:
gif 1 di Laverne151, via tenor.com;
gif 2 di Johnpierre, via tenor.com;
video 1: Bojack Horseman - Men's Abortion Panel, di Natasha VanLieshout (@notoriousnattyv) - YouTube;
video 2: Men Interrupting Women: A Compilation, di The Pool (@ThePoolUK) - YouTube.