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Le brave ragazze go to heaven. Bad girls vanno a Sanremo

Ci sono dei punti fermi per gli italiani, cose a cui naturalmente non riusciamo a resistere. E questi sono: l’Italia ai mondiali, andare al mare il giorno delle elezioni, e guardare Sanremo.

Immagine di pch.vector su Freepik

 

“Ma ancora stai a parla’ di Sanremo?”

Eh si, perché è passato quel ragionevole lasso di tempo che mi fa vedere le cose con più chiarezza, senza stare a sottolineare ogni tre parole quanto sia fregno Mahmood.

 

Tornando a noi, Sanremo è quel fenomeno che prende (quasi) tutti: la gen z con le canzoncine tiktokabili; i millenial per le gag e gli ospiti che fanno sempre operazione nostalgia anni 90; i boomer che commentano i giovani in gara pensando di essere super open-minded e invece sfornano una serie di improperi sessisti e omofobi senza manco rendersene conto.

I veci, porelli, no! Loro ci restano ogni anno peggio. Chi è sta gente? So maschi o femmine? Dov’è Al Bano?

 

Personalmente, lo guardo per svariati motivi che vanno dalla serata cover (la nostalgia anni 90 la subisco tutta) al vedere se Fiorello può annoiarmi di più di quanto già non faccia normalmente, fino a Mahmood… ma questo mi sa che si era già capito.

E poi c’è il Fantasanremo. Per arrivare alla composizione della squadra perfetta (sì, sono arrivata prima nella mia lega quest’anno, quindi posso vantare una certa credibilità in merito) studio. Passo ore a guardare gli artisti sui social e a leggere articoli.

Ed è così che ho scoperto che quest’anno doveva essere l’anno delle donne. Ovviamente la cosa mi ha molto interessata, soprattutto perché se vai a guardare i numeri della quota femminile in gara non lo diresti mai: 10 donne su 30 artisti in gara (in realtà gli uomini sono di più visto che anche i gruppi valgono 1). Ma le donne erano date per favorite. In effetti, tra Loredana, Annalisa, Emma, Angelina Mango e Alessandra Amoroso ci sta che una di queste poteva vincere, e così è stato.

 

Ma, vittoria a parte, è stato davvero il festival delle donne?

 

Beh, delle donne se ne è parlato e come, soprattutto della loro fisicità.

Avanguardia pura chioserebbe Miranda Priesley, eppure in una nota rivista femminile si è parlato delle loro gambe, di come fossero “toniche e asciutte” quelle di Giorgia, “chilometriche e invidiabili” quelle di Annalisa, o “felicità pura” quelle di BigMama, per finire con un banale “inno alla forza femminile” per quelle di Loredana Bertè.


Ma come si cantava nel Sanremo 1991, oltre le gambe c’è di più. Infatti, sui social in molti si sono scatenati con parole e immagini becere riguardanti il corpo delle artiste in gara. Le più prese di mira sono state Annalisa e BigMama. La prima è stata accusata di aver puntato troppo sulla fisicità e, siccome troppo figa, di aver perso di autenticità. La seconda, al contrario, per la sua fisicità dirompente è stata paragonata a Ursula de La Sirenetta in un meme di cattivissimo gusto.

 

E poi il paradosso finale. Nell’eterna lotta Italia vs Napoli, molti si sono schierati contro Geolier con la scusa di aver portato una canzone in dialetto e quindi, a parer loro, non nazionalmente comprensibile. Alcuni dei difensori di Geolier si sono allora scagliati sulla neovincitrice accusando Sanremo e i giornalisti di “tagliare fuori il sud”, senza neanche andare a controllare che anche Angelina fa parte di quel sud, anzi a ben vedere è 200km più giù.

 

La morale? Se sei donna, neanche vale la pena verificare di dove sei perché sicuramente la vittoria l’hai rubata per altri motivi: o perché sei figa con una moderata discrezione, o perché non volevano far vincere un altro, o perché smuovi a pietà.

Quindi no, anche quest’anno NON è stato il festival delle donne.

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