L’istruzione è il principale strumento di emancipazione sociale, un mezzo attraverso cui le persone possono aspirare a migliorare la propria posizione nella società arrestando il ciclo delle disuguaglianze. Nonostante questo ideale, il sistema scolastico italiano presenta profonde criticità che rischiano di compromettere tale promessa. L’accesso diseguale alle risorse educative e le barriere culturali rappresentano solo una parte del problema. A tutto ciò si aggiunge un fattore altrettanto determinante, ma meno visibile: la precarietà dei docenti e la scarsa risorsa intellettuale.
Prima parte – Sociologia dell’educazione: criticità attuali
La scuola, lungi dall’essere una semplice fucina di sapere, si configura come un campo di battaglia in cui le differenze sociali vengono spesso consolidate, piuttosto che superate. Come dimostrato dalle tesi del sociologo francese Pierre Bourdieu, il capitale culturale, il contesto familiare e la condizione socioeconomica degli studenti influiscono profondamente sui loro risultati didattici-educativi. In che termini incide, nella società contemporanea, tale diseguaglianza?
In un’epoca di trasformazioni tecnologiche e sociali, il compito della scuola è sempre più complesso: non solo deve formare studenti preparati, ma deve anche garantire inclusione, equità e innovazione. Tuttavia, questa missione ambiziosa si scontra con una realtà che rende tutto più difficile. Secondo Bourdieu, l'istruzione tende a favorire gli studenti provenienti da contesti avvantaggiati, poiché essi hanno accesso a un maggiore capitale culturale che li aiuta a ottenere risultati migliori. D'altra parte, gli studenti con un background educativo meno solido incontrano maggiori difficoltà, alimentando fenomeni come l'abbandono scolastico e il divario nelle competenze. Partendo da esigue risorse economiche, possono dare priorità a percorsi di studio più pratici e tecnici, che offrono sbocchi lavorativi più immediati. Questo ha ridotto lo spazio per la cultura umanistica, spesso vista come meno utile sul mercato del lavoro, anche se fondamentale per lo sviluppo del pensiero critico. L'educazione umanistica, con il suo focus verso la riflessione filosofica e la capacità di analizzare i problemi in modo articolato, richiede un contesto che incoraggi la discussione e l'approfondimento. Gli studenti di famiglie meno abbienti possono crescere in ambienti dove queste competenze non sono valorizzate o stimolate, a causa di condizioni di vita più difficili o della mancanza di modelli di riferimento culturali.
Inoltre, sebbene l’introduzione delle competenze chiave europee abbia cercato di promuovere un’educazione più allineata con le richieste attuali, l’implementazione di queste competenze risulta spesso problematica per tanti fattori, tra cui l'inadeguatezza della formazione continua degli insegnanti e le carenze infrastrutturali. Alcuni aspetti critici del sistema scolastico e accademico italiano, evidenziano problematiche sia strutturali che culturali. Di seguito due delle osservazioni che reputo rilevanti:
Declino del valore della cultura umanistica: La riduzione del valore attribuito agli studi umanistici nella scuola italiana è un problema da sottolineare. Con la crescente enfasi sulle discipline tecniche e scientifiche, le materie come Storia, Letteratura e Filosofia vengono marginalizzate. Ciò, a mio avviso, porta a un impoverimento del bagaglio culturale degli studenti, che non hanno più la possibilità di approfondire la conoscenza critica del passato e del pensiero umano.
Sovraccarico burocratico per gli insegnanti: Un'altra critica che metto in evidenza riguarda la crescente burocrazia a cui sono sottoposti gli insegnanti. Più che concentrarsi sull'insegnamento e sull'educazione degli studenti, i docenti sono spesso costretti a dedicare molto tempo a procedure amministrative e burocratiche, dalla formazione al reclutamento. Questo riduce la qualità dell'insegnamento con conseguente calo d’attenzione verso gli studenti.
In sintesi, potremmo affermare con certezza che un elemento centrale della crisi del sistema formativo italiano è la mancanza di veri intellettuali nella società contemporanea, o almeno la ridotta capacità del sistema educativo di formare figure capaci di pensiero critico e innovativo. La scuola italiana, nonostante l'enfasi sulle competenze trasversali, spesso risulta ancora fortemente ancorata a un approccio nozionistico, dove il sapere viene trasmesso in modo frontale e passivo. Questo approccio non favorisce lo sviluppo di capacità analitiche e creative nei giovani, competenze cruciali per affrontare la complessità del mondo odierno.
Il risultato è che si fatica a creare una classe di intellettuali capaci di rispondere in modo critico e creativo alle sfide della contemporaneità. Mentre in passato la scuola e l'università erano luoghi di formazione per le future élite culturali e politiche, oggi questi luoghi sembrano più orientati alla mera trasmissione meccanica di competenze tecniche che non allo sviluppo di un pensiero complesso. Questo impoverimento culturale ha ripercussioni non solo sull’economia, ma anche sulla vita civica e sociale del paese. In particolare, il problema del precariato docente, che sarà al centro della seconda parte di questo articolo, rappresenta una delle principali criticità del sistema scolastico italiano. Vi lascio con una domanda: come può un’istituzione formare le future generazioni se i suoi stessi pilastri, i docenti, vivono in condizioni di incertezza e instabilità?