Il 31 marzo si celebra l’International Transgender Day of Visibility (TDOV), la giornata internazionale dedicata alla visibilità della comunità Trans, una data proposta nel 2009 da Rachel Crandall, cittadina americana, psicoterapeuta e attivista, per sensibilizzare l’opinione pubblica, informare, promuovere consapevolezza ed empatia verso le persone transgender, per stimolare riflessioni sui pregiudizi e le discriminazioni che purtroppo ancora subiscono. Rachel Crandall pensò alla data del 31 marzo anche perché temporalmente distante dalla data del 20 novembre, il Transgender Day of Remembrance (TDOR) dedicata al ricordo delle persone transgender vittime del pregiudizio e della violenza, convinta delle necessità non solo di ricordare chi non c’è più ma anche di mettere al centro le rivendicazioni di chi è quotidianamente umiliato e limitato nell’affermazione di sé e della sua dignità.
Essere transgender non è una malattia, essere transgender è la condizione normale di chi ha una identità di genere diversa da quella associata alla nascita; alcune persone transgender provano disagio rispetto al proprio corpo e decidono di modificarlo attraverso terapie ormonale e, a volte, anche attraverso interventi chirurgici.
Oggi c’è ancora molta strada da percorre per il pieno riconoscimento dei diritti e per il superamento dei pregiudizi, c’è ancora poca informazione sulle persone transgender, sul significato del termine, su cosa implichi intraprendere un percorso di transizione, dal punto di vista psico-fisico e relazionale. La giornata della visibilità transgender forse è ancor più significativa del coming out day (11 ottobre) perché, un ragazzo ftm o una ragazza mtf si rivelano al mondo due volte, ricominciando a vivere, respirare e amare. E con loro, quasi sempre le loro famiglie.
Spesso dove non arrivano le istituzioni riescono le associazioni attive nei territori, Apple pie l'amore merita lgbt+ è una di queste.
Abbiamo incontrato Riccardo (nome di fantasia) un ragazzo di 25 anni che ha iniziato il suo percorso di transizione nel 2018, partendo da una fase di supporto psicologico per poi iniziare la terapia ormonale nel 2020. Ci ha raccontato un po’ del suo percorso di rinascita, della complessità e della sofferenza del riuscire a comprendere quanto stesse vivendo, di farsi riconoscere dalla sua famiglia.
“Sin da bambino sapevo che qualcosa non andava …non accettavo il lato femminile del mio corpo”. Crescendo il pianto era diventato un rifugio al malessere ma le sue manifestazioni di sofferenza sono stati per lungo tempo ignorate, sottovalutate dalla famiglia e dalla scuola che pensavano fingesse.
“L'ansia è aumentata con il cambiamento del corpo”. Per affrontare un malessere che si faceva sempre più ingombrante e manifesto, anche attraverso disturbi alimentari, Riccardo iniziò un percorso di psicoterapia, fu la stessa psicologa che lo aiutò a rivelarsi a sé stesso, che disse chiaramente ai genitori cosa stesse vivendo, cosa c’era alla base del suo malessere.
“Quando ho capito non è stato facile accettarlo ...avevo paura della chiusura della mia famiglia”. Non sono stati anni facili, la famiglia ha provato a fargli cambiare strada più volte, facendogli iniziare percorsi di terapia da altri medici. Tra questi uno psichiatra che li rassicurò dicendo: “gli passerà, è solo una fase, cambierà idea”. Sentire chi dovrebbe aiutarti a trovare forza, serenità è un colpo durissimo ma lui non ha ceduto ed è andato avanti!
Non è stato facile trovare nelle strutture pubbliche medici informati sul tema; dopo oltre un anno di percorso psicologico ha ottenuto la relazione di conferma della sua disforia di genere che gli ha consentito di iniziare la terapia ormonale. Negli ultimi due anni Riccardo ha anche affrontato alcuni interventi chirurgici che lo hanno reso più simili a come si è da sempre percepito. “Anche mia madre è cambiata con me”.
Oggi i rapporti con la famiglia sono migliorati, sua madre lo sostiene ed è molto presente nella sua vita, ha anche trovato la forza di emanciparsi e non soccombere a un marito maschilista e possessivo. Oggi Riccardo ha ottenuto la rettifica dei documenti anagrafici, questo lo ha reso finalmente un ragazzo come gli altri: “Sono diventato finalmente visibile!” .
Prima di salutare Riccardo gli abbiamo chiesto in che modo noi possiamo contribuire a migliorare la qualità della sua vita, come associazione ma anche come singoli cittadini.
“…Informando. L’informazione è uno strumento potente contro il pregiudizio, diffondere conoscenza, mostrando l’umanità del prossimo, la vulnerabilità e l’unicità delle vite degli altri che hanno lo stesso valore della vita di ciascuno."