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Il congresso di Azione, Calenda rompe con Pd e M5s e apre alla destra di governo

Il congresso di Azione a Roma, invece di rafforzare l’identità liberale del partito, ha mostrato un preoccupante avvicinamento alla destra populista di Giorgia Meloni e dei suoi alleati. Carlo Calenda ha giustificato la presenza della Presidente del Consiglio e dei ministri Crosetto, Tajani e Giorgetti come un riconoscimento per la loro linea pro-Ucraina. Tuttavia, ciò che appare sempre più evidente è la costruzione di un rapporto concreto con quell’area politica, allontanandosi progressivamente dall’identità riformista e liberale che Azione avrebbe originariamente voluto incarnare.

Carlo Calenda - UK in Italy, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons
Carlo Calenda - UK in Italy, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons

Nel tentativo di distinguersi dal “campo largo” della sinistra, Calenda ha adottato un atteggiamento sprezzante e aggressivo, i cui toni risultano ormai più vicini ai suoi nuovi interlocutori che ai valori di un autentico liberalismo. Più che un confronto costruttivo, l’incontro è apparso come l’embrione di un’alleanza politica.

 

Sul fronte internazionale, Calenda ha ribadito con forza il proprio sostegno all’invio di armi a Kiev, utilizzando questo argomento per sferrare un duro attacco al Movimento 5 Stelle e a Giuseppe Conte, definiti ignoranti o vigliacchi per il loro tentativo di proporre soluzioni diplomatiche, sostenendo ridicolo il pensiero di una pace ottenuta senza l’utilizzo della forza. Un linguaggio estremamente divisivo, simile a quello visto nei suoi recenti scontri televisivi con Marco Travaglio, ma qui rivolto contro un’intera forza politica supportata da milioni di elettori. Da un lato Calenda apre al dialogo con la destra millantando spirito democratico, dall’altro si lascia andare a quello che di fatto è stato il momento più inquietante del congresso, affermando che l’unico modo per trattare con il Movimento 5 Stelle è “cancellarli”. Questa dichiarazione, pronunciata con la sicumera di chi crede di poter imporre le regole del dibattito pubblico, è stata accolta da applausi e risate compiaciute della destra presente in sala. Vedere tanto entusiasmo per un'affermazione così estrema è stato sconfortante, dimostrando quanto Calenda sembri disposto a sacrificare presunti principi liberali pur di accrescere il proprio consenso tra gli esponenti del governo Meloni.

 

Gli attacchi contro PD e Movimento 5 Stelle si sono moltiplicati durante il congresso, con toni volutamente distruttivi e lontani dalla moderazione e dall’apertura al dialogo che Azione avrebbe dovuto rappresentare. Le dichiarazioni di Calenda, applaudite da esponenti di un governo che ha più volte mostrato tendenze illiberali, segnalano un pericoloso cambio di rotta. Questo congresso non ha evidenziato forza né coerenza ideologica. Al contrario, ha rivelato un cedimento ai toni distruttivi e contraddittori, con il plauso di una platea più vicina all’estremismo di destra che a una politica autenticamente liberale. Non è solo deludente. È profondamente avvilente per il dibattito politico italiano.

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