Con l'obbrobriosa approvazione della legge sull'autonomia differenziata, attuando l'articolo 116 della Costituzione, si è ormai spaccato il Paese in due parti profondamente dissimili. Questa legge costituisce un grave nocumento per l'intero territorio, ma soprattutto per un già troppo martoriato Sud.
Vi sarà, con certezza assoluta, un ritorno alle cosiddette gabbie salariali sotto mentite spoglie e in forma di un’apparente, melliflua ma gravissima regionalizzazione dei salari, dei docenti e delle scuole. Una legge assurda che non tiene conto dell'unica cosa seria che gli insegnanti chiedono ormai da tempi immemori e cioè l'equiparazione dei loro miseri stipendi agli standard europei. Ragionare in termini ancora di spesa storica e non di costi standard, senza peraltro prevedere un fondo perequativo senza vincoli a sostegno delle Regioni più povere – come quelle del Sud – e con livelli essenziali di prestazioni che bisognava finanziare prima ancora che l’autonomia differenziata fosse definitivamente approvata, non può essere o costituire la soluzione precipua di un problema serio e capace di ledere soprattutto la parte meno ricca del Paese: il già troppo martoriato Sud.